Recentemente il Giornale del Popolo ha condotto un’indagine tra tutti i partiti politici rappresentati in Consiglio Comunale sul tema delle aggregazioni. Proponiamo qui gli interventi dei due capigruppo del fronte progressista cittadino.

PRIMA DI PERSEGUIRE L’AGGREGAZIONE CON MASSAGNO E PARADISO, CONSOLIDIAMO LE AGGREGAZIONI PASSATE

di Nicola Schönenberger, capogruppo Verdi in Consiglio Comunale

Nel mondo delle idee, una fusione tra comuni è realizzata relativamente in fretta. La realtà è un po’ diversa. Integrare in un solo ente i numerosi servizi che un comune è chiamato a elargire e i funzionari, che fino ad allora lavoravano in situazioni e con modalità assai diverse tra loro, è un processo che può durare a lungo. Ancor più ardua è la sfida di convogliare le visioni degli abitanti in un unico comune, suscitare il senso di appartenenza e l’entusiasmo di partecipare alla nuova identità comunale, in particolare quando la vocazione di un territorio e delle sue genti diverge così tanto tra centro e periferia come è il caso di Lugano con le sue due anime: cittadina e campagnola. Per molti versi il Comune di Lugano ha infatti appena cominciato a digerire le aggregazioni del 2004, del 2008 e soprattutto quella del 2013.

Molto onerosa, l’ultima aggregazione ha lasciato parecchi abitanti della periferia delusi, con la percezione che numerose promesse non siano state mantenute e con la sorpresa delle casse cittadine ormai vuote. A titolo di esempio si potrebbe citare il piano regolatore unico di Lugano, che si trova attualmente solamente al primo gradino di un lunghissimo processo, e questo ben 13 anni dopo le prime fusioni! Un’aggregazione veloce con 16 comuni, come auspicato dal Municipio e previsto dal Piano Cantonale delle Aggregazioni del 2013, pare attualmente illusoria, poiché viene percepita dai comuni residenziali delle colline del Luganese come un arrogante tentativo di realizzare un disegno egemonico da parte della Città.

Nella fase attuale Lugano deve soprattutto saper dar prova di realismo e umiltà, e dimostrare di essere capace a prendere davvero sul serio l’integrazione dei nuovi villaggi e quartieri recentemente aggregati, tenendo conto delle loro peculiarità e sensibilità distinte. Con questo buon esempio, potrà sedersi al tavolo dei negoziati con i comuni che, al momento, maggiormente condividono l’indole cittadina, ovvero Paradiso e Massagno, per operare assieme ad essi in direzione di un’aggregazione. Con i comuni delle cosiddette “Collina Nord residenziale” (Origlio, Ponte Capriasca, Lamone, Cadempino, Comano, Cureglia e Vezia) e “Collina Sud residenziale” (Collina d’Oro) dovrà invece essere capace di negoziare un’equa ripartizione dei costi di centralità che la Città oggi assume, e dimostrare di voler davvero risolvere i problemi del territorio, primo fra tutti l’enorme caos viario.

Il famoso Programma di Agglomerato del Luganese (PAL), che avrebbe l’obiettivo di risolvere l’annosa questione della domanda crescente di mobilità, rappresenta con certezza un buon banco di prova. Purtroppo, piuttosto che proporre soluzioni coraggiose e sostenibili per il beneficio di tutti, è stato travisato seguendo le logiche campanilistiche che troppo spesso contraddistinguono il nostro operato. Infatti, il credito del PAL II ha fatto tutt’altro che l’unanimità nei comuni della cintura Luganese, per il pessimo rapporto tra costi monetari e territoriali, e per gli scarsi benefici raccolti in termini di soluzioni durevoli al problema del traffico.