Sgombriamo il campo dagli equivoci : non sono un’informatica né un’economista, e non farò quindi finta di conoscere nel dettaglio il funzionamento delle cryptovalute. Tuttavia, pur senza avere i due titoli citati poc’anzi, resto una cittadina di Lugano, nonché una rappresentante del suo Legislativo. Prima di entrare nel vivo, e di esprimere la preoccupazione che forse immaginate riguardo la tematica in oggetto, preoccupazione sulla scorta della quale vi invito fin d’ora ad accogliere la mozione, dicevo, prima di entrare nel vivo eliminiamo subito un altro fastidioso ostacolo alla discussione: ciò di cui si parla nella mozione, e di riflesso questa sera, non è certo lo sviluppo di una tecnologia innovativa. Come tutte le innovazioni che la Storia ha conosciuto, quella delle blockchain è un’intuizione diventata progetto diventato tecnologia. È uno strumento nato dall’ingegno scientifico. Il fatto che gli ultimi decenni ci abbiano abituati ad essere costantemente proiettati verso realtà nuove ed innovative non può nascondere sotto l’entusiasmo del progresso una verità di fondo: una tecnologia è uno strumento, e come tale i suoi benefici o malefici dipendono dall’uso che la comunità umana ne fa.

Spostiamoci quindi su questo asse di pensiero: l’uso che la comunità umana ne fa. Lugano avrebbe potuto scegliere di seguire, magari addirittura anticipare, l’onda del progresso scientifico, per esempio limitandosi a sostenere progetti di ricerca, o a creare un polo di riflessione ed approfondimento e diventare così un punto di riferimento sulla riflessione legata al ruolo dell’ente pubblico rispetto alle cryptovalute. Ha invece preferito giocare a fare la traversata oceanica in solitaria buttandosi a capofitto nel mare delle cryptovalute, quel mare insidioso abitatosenza dubbio da meravigliose creature marine, ma anche da altrepoco raccomandabili, emerse da un mondo illegale e criminale.Intendiamoci, magari mi sbaglio io, e Lugano ha dimostrato coraggio e lungimiranza. Tuttavia restano i problemi di fondo: perché la Città ha deciso da sola di affrontare l’Oceano? Perché ha scelto una società su cui aleggiano numerose inquietanti ombre, già evocate nella discussione generale svoltasi in questa sala qualche mese fa e ulteriormente addensatesi in questi ultimi mesi? E ancora, perché ha fatto diventare una linea progettuale un enorme evento di marketing?

Nelle Osservazioni  sulla mozione che il Municipio ha pubblicato a inizio giugno si legge che “Le attività intraprese dal Comune che coinvolgono valute digitali private (in particolare stable coin) nonché le collaborazioni adottate con imprese private attive a livello globale nel campo della DLT si inseriscono pacificamente nel «piano» di sviluppo giuridico, economico, finanziario e tecnologico promosso dalla Svizzera nel corso degli ultimi anni.” Sarà anche vero, ma di certo non è pacifico: non è pacifico che il Municipio, sullo slancio ideale di un suo membro, parta in quarta siglando accordi di politica estera costruendo un enorme circo mediatico senza aver mai consultato il suo organo legislativo!Individuare una strategia finanziaria innovativa è senz’altro un compito del Municipio di una città, ma perseguirla senza aver chiesto un parere alla sua cittadinanza è profondamente ed eticamente sbagliato, nonostante la legge lo permetta. Non sempre ciò che rispetta le normative legali è anche opportuno: se davvero la Città ha come aspirazione principale di profilarsi a livello mondiale (e potremmo discutere a fondo sulla questione delle priorità della Città. Chissà perché da cittadina credevo che la priorità di una Città fosse la sua popolazione tutta, e non alcunipochi grandi investitori o speculatori finanziari, che magari da Lugano passano solo di quando in quando. Pensavo che la priorità fosse chi vive la città ogni giorno e fatica ad arrivare a fine mese, che deve tenere in piedi un lavoro e una famiglia, che ha un progetto innovativo per la comunità locale, che vorrebbe vedere realizzati alcuni progetti che la città ha sul tavolo da tempo, che vorrebbe asili e scuole, che che che…. Ma forse sbaglio io. Quella deve rivedere le sue priorità, diceva Harry Potter parlando diHermione Granger, e in effetti ho sempre avuto questo soprannome.). Dicevo, se davvero la Città ha come aspirazione quella di profilarsi a livello mondiale e “far parlare di sé”, allora è imperativo che si interroghi e interroghi il suo organo di vigilanzasulle opportunità di sviluppo e i rischi di costruirsi una cattiva reputazione, sulle ricadute etiche degli accordi che sigla con determinate società o governi.

Poiché non l’ha mai fatto, né prima di lanciare il progetto, né prima di siglare accordi, né dopo, e poiché il Municipio intende limitarsi a seguire la legge, senza implementare ciò che il buon senso e la responsabilità suggeriscono, il Consiglio Comunale può intervenire ora accogliendo questa mozione ed evitando pericolose derive future.

Nina Pusterla