Di Jasmine Altin, consigliera comunale del gruppo La Sinistra (PS) a Lugano

Nelle scorse settimane si è svolta la Lugano’s Plan Be Summer School, programma che avvicina gli studenti a Bitcoin ed alla relativa tecnologia peer to peer, che permette di gestire le transazioni collettivamente dalla rete, senza far capo ad alcuna autorità centrale o banca. In tale occasione, il Municipale Marco Chiesa, ha tenuto un discorso in favore del Plan B, progetto avviato su unilaterale iniziativa del Municipio nel marzo del 2022, con la firma di un Protocollo d’intesa con Tether Operations Ltd. Questa società con sede nelle BVI, che ad oggi non paga imposte o impiega dipendenti sul nostro territorio, negli USA è stata condannata a pagare una sanzione milionaria, in quanto dichiarava che dietro ad ogni Tether ci fossero l’equivalente di un dollaro, mentre le corrispondenti riserve di denaro non erano garantite, mettendo così a repentaglio gli investimenti dei privati.

Benché il fine dichiarato della citata collaborazione sia quello di rafforzare il posizionamento di Lugano quale polo per l’innovazione digitale, con particolare attenzione alla tecnologia blockchain, il Comune non si è limitato a promuovere lo sviluppo economico e digitale in un determinato settore, bensì ha deciso di propagandare attivamente l’utilizzo di strumenti finanziari che bypassano il controllo degli organi statali e sono usati ai fini di frodare e riciclare denaro; l’ONU, in un recente rapporto, ha sottolineato come proprio Tether, sia la criptovaluta più sfruttata in tal senso.

Durante l’ultima seduta di consiglio comunale, sono intervenuta a sostegno della mozione, ahimè respinta, che chiedeva l’introduzione, nel Regolamento comunale, di una disposizione che permettesse di porre fine a promozioni e contributi a favore dello sviluppo, del commercio e dell’utilizzazione di criptovalute private, mettendo in risalto che ciò non voleva essere un freno al token della città “LVGA”, benché questo sia stato a più riprese pericolosamente associato alle ben più opache criptovalute “classiche”, creando confusione e disinformazione fra i cittadini.
A tal proposito specifico come io non sia contro l’innovazione in ambito finanziario in senso lato, bensì piuttosto alla vasta visibilità, al pubblico sostegno e di fatto ai finanziamenti (per lo meno indiretti, vedi la possibilità di saldare le fatture emesse dalla città in Bitcoin/Tether) garantito dal Comune alle criptovalute. Rilevo pure come ci siano altri ambiti finanziari, forse non altrettanto innovativi, come la gestione patrimoniale o l’attività di trustee, ma normati e vigilati dalla FINMA, sui quali puntare per rilanciare la nostra piazza finanziaria, senza necessariamente associare la città al mondo cripto.

Un plauso positivo alla Plan Be Summer School va però fatto, in quanto ha contribuito a (in)formare i partecipanti non solo sul mondo di Bitcoin, bensì anche sui rischi collegati, trattando aspetti di compliance/risk management e sicurezza informatica e presentando alcune ulteriori applicazioni della blockchain (condivisione sicura di dati aziendali; tracciabilità di prodotti/materie prime, attribuzione dei diritti d’autore in ambito artistico, ecc.).

La Città di Lugano farebbe bene a guardare a queste ultime applicazioni della blockchain se vuole promuovere l’innovazione e garantire un futuro professionale sicuro (in tutti i sensi) a studenti ed imprenditori locali.

Opinione apparsa sul CdT del 26 luglio 2024