Concedetemi di alzarmi per il rispetto della carica che avrò ancora l’onore di svolgere per alcuni minuti.

Signor Sindaco, Signora Municipale, Signori Municipali, care colleghe e cari colleghi Consiglieri Comunali, Signor Segretario e collaboratori della Città, gentili Signore, egregi Signori,

prima di passare alla nomina del nuovo ufficio presidenziale del Consiglio Comunale desidero

  • ringraziare il Gruppo PS/PC per avermi proposto alla carica di Presidente del Consiglio Comunale e ringraziare tutti voi per la fiducia che mi avete concesso lo scorso 3 luglio 2017 nella seduta costitutiva,
  • ringraziare l’Ufficio presidenziale (in particolare la collega Maruska con la quale ho spesso amichevolmente e collegialmente preparato le sedute), i Presidenti delle Commissioni e i commissari, il Municipio e tutta l’amministrazione per la collaborazione durante quest’anno di presidenza.

 

Permettetemi tuttavia un ringraziamento particolare a Valentina Giudicatti e a Stefano Triulzi che hanno dimostrato, sempre, una grande professionalità e una dedizione esemplare nello svolgimento delle proprie mansioni e nel supportarmi nel lavoro di primo cittadino.

Anche perché lavoro e famiglia non mi lasciano più tanto tempo per la politica (e quindi anche per scrivere discorsi di commiato) volevo lasciarvi con questo semplice corto ringraziamento. Ma ho riflettuto su questi mesi di presidenza giungendo alla conclusione che vi erano alcuni punti da mettere brevemente in risalto prima di lasciare questo scranno.

Ho la consapevolezza di avere avuto l’opportunità e l’onore di svolgere un compito istituzionale importante, anche se alla prova dei fatti decisamente meno impegnativo del previsto, sia dentro sia fuori da quest’aula.

Da un lato, anche se non sono mancate discussioni accese, ritengo che tutto sommato questo anno di legislatura sia stato un anno senza grandi scossoni. In che misura questa armonia, tipica dei secondi anni di legislatura sia la quiete “prima” della tempesta dipende da tutti noi.

È un dato di fatto che qualcosa nella direzione giusta è stato fatto. Senza attribuire merito agli uni o agli altri, possiamo certo affermare che molti temi, riguardanti il funzionamento della politica in Città, discussi il 21 agosto 2017 in una riunione fra Presidente del CC, capigruppo e Municipio sono stati affrontati con un certo successo, sia nell’organizzazione e conduzione di questo consesso, sia in quella delle commissioni, sia soprattutto nei rapporti del CC con il Municipio e viceversa.

Penso qui da un lato allo smaltimento di parecchie interrogazioni pendenti (anche se ve ne sono ancora alcune politicamente scottanti che non sono ancora state evase) e all’evasione più spiccia delle mozioni (domani ne avremo 4). Dall’altro al maggior rispetto della nostra funzione istituzionale: temi sensibili e oggetti presentati in conferenze stampa o con comunicati stampa ai media sono sempre stati anticipati dal Municipio ai consiglieri comunali, l’interpartitica è stata convocata laddove appropriato.

Vale la pena qui tuttavia enfatizzare, con l’obiettivo di sollevare un dibattito politico e non certo sterili polemiche, un recente accadimento. Le implicazioni dell’avvio di un procedimento penale come quello con cui il Municipio vuole cercare “una talpa al suo interno” costituisce un pericoloso precedente, che mette in questione il diritto dei consiglieri comunali a poter svolgere la loro funzione di alta vigilanza. Con questo atto, facilmente interpretabile come intimidatorio, si tarpano le ali al dibattito democratico e alla trasparenza delle istituzioni, mettendo in pericolo le fonti degli eletti nel Legislativo. Il Municipio è il solo colpevole delle fughe di notizie dal suo interno e dall’Amministrazione: è un problema che esso deve risolvere senza limitare l’indipendenza di ruolo delle altre istituzioni.

La mia grande preoccupazione prima di accettare la proposta del mio gruppo di diventare vostro Presidente era legata all’impegno temporale: mi era stato infatti detto che avrei passato innumerevoli serate fuori casa, partecipando a riunioni, inaugurazioni, e quant’altro. In effetti, quest’anno sono stato fortunato: avere sindaco e municipali presenzialisti mi ha fatto risparmiare tempo ed evitare l’aspetto che meno mi piace della nostra politica.

Dall’agenda del sindaco e dei Municipali è tuttavia sfuggita una grande opportunità. Ho avuto in effetti il piacere di essere delegato dal Municipio come Primo Cittadino di Lugano e partecipare ai festeggiamenti del 50esimo del restauro della Cappella del convento del Bigorio, apprezzando i colti interventi di Fra Roberto, dell’arch. Botta e di Don Azzolino Chiappini. Prendo qui da loro spunto per mettere in evidenza alcuni aspetti che dovrebbero promuovere il nostro agire da politici.

 

Dell’introduzione di Fra Roberto ho colto questo passaggio:

“In quel periodo io facevo parte della comunità del convento di Faido e, oltre a svolgere gli impegni comunitari, i Superiori, constatando che io avevo il dono della pittura, mi diedero fiducia e mi misero a disposizione una cella, una delle più grandi, perché io la potessi usare come mio atelier di pittura. Iniziai ad aver contatti con altri artisti pittori dentro e fuori dal Ticino”.

La politica ha ancora molto da imparare dai Frati:

  • destinare soldi alla cultura, anche la più semplice e più spontanea, mettendo a disposizione spazi per chi è nato con un dono diverso da quelli che si traducono in guadagni commerciali effimeri, è un investimento per la nostra società.

 

Dell’intervento dell’Arch. Botta ricordo questo passaggio:

“Erano stati l’impresario Carlo Garzoni (uomo illuminato e pragmatico) e l’architetto Tita Carloni, nel cui studio avevo svolto il tirocinio di disegnatore edile, a sollecitare il mio coinvolgimento e a propormi il progetto per trasformare la vecchia legnaia del convento del Bigorio in una nuova cappella. Studiavo architettura a Venezia e l’insegnamento di Carlo Scarpa esigeva un confronto fra le preesistenze antiche e il nuovo linguaggio contemporaneo. È così che nacque, al di là delle risposte funzionali e liturgiche, lo spirito di quel progetto; un dialogo serrato e continuo fra il nuovo e l’antico attraverso le differenziazioni degli elementi architettonici che modellavano quello spazio. Dopo la ripulitura delle volte e delle pareti nell’intento di recuperare la configurazione primitiva delle strutture murarie, delle colonne e degli archi, il nuovo intervento architettonico risultava facile ed immediato. Per me era chiaro che l’immagine progettuale doveva essere espressione e testimonianza della sensibilità, anche figurativa del nostro tempo (che in quegli anni sconfinava nell’arte di Roy Lichtenstein, Andy Warhol, Robert Indiana …).”

La politica dovrebbe trarre spunto per migliorarsi su molte cose e per non modificarne altre che funzionano:

  • Le conoscenze si tramandano: da Tita Carloni a Mario Botta, senza ostacoli politici.
  • Il nostro sistema formativo professionale duale è eccezionale: da un tecnico edile può nascere un architetto di fama mondiale.
  • Ma soprattutto, ed è questo il messaggio principale, non vi devono essere ostacoli fra il vecchio e il nuovo, sia in termini edili, di paesaggio ma anche e soprattutto culturali. Vi deve sempre essere confronto fra preesistenze e contemporaneità. Questo è la base del progressismo. In un contesto sacro e tradizionale come la Cappella del Bigorio qualcuno –nel 1967- ha pensato per fortuna di metterci la sensibilità artistica della pop art.

 

Dell’intervento di Don Chiappini ricordo questo passaggio:

“Quando, una cinquantina di anni fa, visitai il convento restaurato, la vista della cappella interna suscitò una prima forte reazione, di sorpresa, quasi di rifiuto. Fu un sentimento di pochi istanti, a cui seguì una intensa emozione positiva. Questa la ragione della prima brevissima reazione. Non eravamo abituati a vedere un accostamento così “strano”: materiali vecchi, naturali, come la pietra senza intonaco, e quei colori forti, lucidi, prodotti sintetici. I termini sono poco precisi, ma fanno capire la sorpresa: veniva dal nuovo, nasceva dall’ignoranza relativa a quei materiali. Come già detto, fu una reazione brevissima, finita quasi immediatamente, per lasciare posto allo stupore.”

La politica dovrebbe da qui trarre spunto per promuovere e insistere anche su:

  • iniziative poco o per nulla popolari, quindi non cadere nel più sterile populismo, ma essere illuminata e veggente perché tutto quello che è nuovo, oltretutto se non spiegato bene e quindi non capito, provoca sempre iniziale sorpresa e avversione. Un buon politico dovrebbe, parafrasando Evola, “vivere come se dovesse morire subito e pensare come se non dovesse morire mai”.

 

Il rispetto del ruolo istituzionale del Presidente mi ha permesso comunque di partecipare anche ai festeggiamenti del 1° agosto dello scorso anno, alla presenza della signora Leuthard, ma anche di suo marito –di professione chimico e … gran fumatore- e della sua mamma con i quali mi sono maggiormente intrattenuto per esplorare –in modo molto riservato- elementi non politici della quotidianità di un simile personaggio politico. Un gran bel momento!

Ecco quindi un breve riassunto di questi 12 mesi, che definirei all’insegna del “fare in modo spontaneo solo quello che vuoi”.

Per voi tutti: se volete un motto che vi ispiri e vi rafforzi, ricordate –nella realizzazione delle vostre idee politiche- gli insegnamenti sulla spontaneità di Fromm: “Solo le qualità che sorgono dalla nostra attività spontanea danno forza all’io e formano per tanto la base della sua integrità. L’incapacità di agire spontaneamente, di esprimere quel che veramente si sente e si pensa, e la conseguente necessità di presentare uno pseudo io agli altri e a se stessi, sono la radice del sentimento di inferiorità e di debolezza.”

Un augurio ora a Maruska per la Presidenza di questo Consiglio comunale. Sono convinto che saprà fare molto bene.

Grazie a tutti voi per l’attenzione e per questi 12 mesi di collaborazione.