di Chiara Lepori Abächerli, vice-presidente ATA Svizzera italiana

Non è facile riassumere, in mezza paginetta, il giudizio che l’ATA (Associazione Traffico e Ambiente) ha espresso sul PDcom, perciò inizio rinviando i lettori alla presa di posizione completa (www.ata.ch/politica/temi-cantonali/pdcom) ed invitando chi vuole saperne di più a presenziare al momento di riflessione del 12 novembre, dove potrò spiegarmi con più parole.

Entrando ora nel merito, l’ATA ha individuato due ambiti su cui esprimere un giudizio. Il primo riguarda le intenzioni del Municipio: c’è davvero la volontà di imprimere una svolta decisiva per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità che già da tempo la Confederazione indica (e che a Lugano sono ancora un miraggio, segnatamente per l’invadenza del traffico individuale motorizzato), oppure il PDcom è solo un’enorme operazione di comunicazione, attuata allo scopo di confondere l’opinione pubblica, per cambiare poco o nulla? Dopo attenta analisi della prassi del Municipio e della documentazione prodotta, il nostro giudizio propende purtroppo per la prima ipotesi; quello che vorremmo è che l’esecutivo luganese creda davvero nel cambiamento di paradigma e attui da subito i provvedimenti necessari (primi fra tutti una politica dei posteggi coerente e la realizzazione di una rete fitta di percorsi ciclabili come chiesto da un’iniziativa del 2011).

Il secondo ambito riguarda i documenti prodotti dall’équipe di pianificatori: tanti begli obiettivi, bellissime immagini (i famosi rendering di cui abbiamo imparato a diffidare), ma poca concretezza. Il lavoro allo stato attuale si presta benissimo per raggiungere gli scopi del Municipio, meno per attuare una politica che tenga conto di quello che già si è fatto (o non si è fatto) e che ponga delle chiare priorità operative. Ciò che ci aspettiamo è che i pianificatori approfondiscano gli aspetti critici e sviluppino una chiara analisi volta al raggiungimento degli obiettivi. E, già che siamo sul periodico del PS, che integrino nella pianificazione la questione sociale, perlopiù assente dai documenti presentati.