Negli ultimi mesi abbiamo dovuto trovare nuovi modi di vivere il quotidiano: uscire, incontrarsi, stare insieme sono improvvisamente sembrati ostacoli insormontabili.

Prima, durante l’isolamento in casa, quando stavamo digitalizzando tutte le nostre relazioni, il bisogno di stare all’aria aperta si è fatto necessità e, strade e sentieri sono stati assaliti da chi a piedi o in bici voleva godersi la “sua ora d’aria”. Con l’allentamento delle misure restrittive, poi, la voglia di stare insieme è esplosa. Complice l’arrivo del caldo, ci siamo riappropriati di piazze, parchi, rive che hanno ripreso a vivere diventando più che mai punto di incontro e noi abbiamo ritrovato il gusto della vita comunitaria spesso dimenticato. Questo rinnovato modo di vivere la città ha però messo in risalto alcuni aspetti critici.

Si è ben visto, infatti, che nei luoghi all’aperto spesso i servizi mancano o scarseggiano. Penso a cose semplici come panchine, tavoli e griglie, fontane, strutture di svago e intrattenimento ma anche al controverso accesso pubblico alle rive del lago, decisamente ristretto per i cittadini.

Eppure le attività cui ci siamo dedicati durante e dopo il lockdown hanno grande valore: stare insieme fa bene a corpo e spirito e, non dimentichiamolo, ci tiene lontano da inutili corse in auto, a vantaggio dell’aria e alla lunga del clima.
Lugano dovrebbe allora decidere di farsi carico di un bisogno concreto, impegnandosi a fondo per soddisfare la domanda di spazi pubblici attraenti e accessibili affinché vivere il territorio diventi una piacevole consuetudine.

Non si tratta di progetti inarrivabili ma di aggiunte, modifiche o recupero di luoghi che si stanno perdendo, quali alternative a poche zone spesso sovraffollate. Veri luoghi in cui fare aggregazione più vera.

La crisi offre forse qualche risvolto positivo? Difficile dirsi ora, tuttavia sono certa che saper cogliere l’opportunità di sviluppo dello spazio urbano significa saper ridare ai cittadini una città… da vivere.

Tessa Prati, consigliera comunale PS