Sono svizzera e sono socialista, e sono ugualmente fiera di queste due appartenenze.

Sono svizzera per ascendenza di tutti i miei ‘quattro quarti’: mesolcinesi nonna e nonno materni, con famiglie attestate con certezza dal Millecinquecento; bedrettesi nonna e nonno paterni, con un’origine vallerana almeno altrettanto remota. Non prendo lezioni di svizzerità da nessuno, e certamente nessuno può dirmi meno svizzera di altri, così come nessuno può dire non svizzere le centinaia di migliaia di prime, seconde e terze generazioni di origine straniera che qui vivono e che qui hanno scelto di stabilire i loro affetti e la loro vita. La patria è là dove si sta bene, come diceva don Abbondio; per altri la patria è il mondo intero: non è insomma solo sangue e terra, e la patria può certamente essere la Svizzera anche per chi non ha radici integralmente e durativamente elvetiche.

Lorenzo Quadri ha definito il mio partito, il partito di una cittadina svizzera che qualcuno direbbe ‘doc’, “visceralmente anti svizzero”.
È una vergogna. Lorenzo Quadri dovrebbe rispondere di queste sue parole diffamatorie. E dovrebbe portare rispetto, il nostro rappresentante a Berna, per il secondo partito svizzero, per il partito scelto da quasi un elettore svizzero su quattro, per il partito che governa da decenni la città di Zurigo (Zurigo! la principale città svizzera) e altri luoghi emblematici dell’eccellenza nazionale. Dovrebbe portare rispetto, il nostro livoroso rappresentante a Berna, per chi è stato promotore di assicurazioni sociali, tutele dei lavoratori, prestazioni per i più deboli essenziali e senza eguali nel resto dell’Europa. Dovrebbe portare rispetto, prima di dare dell’anti svizzero a chi la Svizzera la ama e la difende tanto e quanto o più di altri. Certo, la mia non è la Svizzera dei suoi sodali come quell’Oscar Freisynger (tra il molto altro espositore distratto, qualche anno fa, della bandiera del secondo reich e dei nazionalisti tedeschi, ed ex politico senza cariche pubbliche attuali) cui il comune di cui sono cittadina patrizia, Bedretto, ha con discutibile scelta affidato la prolusione del prossimo Primo di agosto. Non la seguirò, non so che cosa abbia da dire sul Primo di agosto, nel mio villaggio di origine, il signor Freisynger, il cui nome non è peraltro attestato nel Repertorio dei nomi di famiglia svizzeri, strumento che riporta i cognomi di tutte le famiglie che nel 1962 possedevano la cittadinanza di un comune svizzero; a volte serve un po’ di informazione storica.

La nostra, la mia, è la Svizzera della convivenza tra culture e modi di essere, dello sviluppo e del futuro, del rispetto dell’ambiente, dei diritti e della dignità di tutti. Una Svizzera costruita insieme ad altri con fatica e abnegazione, pagando spesso prezzi molto alti, dalle sorelle e dai fratelli socialisti di ieri e di oggi. Con buona pace del nostro deputato, e per amore della verità. Perché, sembrerà strano, si può essere socialisti e svizzeri, molto più svizzeri di taluni non socialisti e forse nemmeno troppo svizzeri che, di questi tempi, fanno tanto baccano.

Chiara Orelli Vassere