Interpellanza 15.11.22: Fallimento FXT e criptovalute: in che mondo opaco e speculativo si è ficcata la Città di Lugano?

«Ftx, tra le principali piattaforme di scambio di criptovalute, ha dichiarato fallimento e fa ricorso al Chapter 11, la bancarotta assistita (procedura fallimentare che consente alla società di continuare ad operare mentre negozia con i creditori). Nel procedimento sono coinvolte anche Alameda Research e 130 società affiliate. Contestualmente, si è dimesso Sam Bankman-Fried (nomen omen, verrebbe da dire), founder e ceo della società.La decisione della società ha avuto pesanti ripercussioni sul mercato delle criptovalute: il bitcoin perde il 5,71% a 16.791 dollari, ether cede il 5,15% a 1.252,66 dollari, XRP perde il 5,95% a 0,3734 dollari. Il 9 novembre di un anno fa il bitcoin sfiorava i 68 mila dollari, registrando il suo record. Secondo S&P questa crisi si diffonderà nell’ecosistema delle risorse digitali, ma i rischi di contagio per la finanza tradizionale sembrano per ora contenuti.» (fonte).

Negli scorsi mesi abbiamo preso atto con preoccupazione di autorevoli interventi di esperti, che sono critici sull’operazione Plan B Lugano e in generale sulle criptovalute.
A livello locale segnaliamo l’importante articolo apparso sul Corriere del Ticino del 9 luglio 2022 ad opera degli economisti prof. Giovanni Barone Adesi, Antonio Foglia e prof. Andrea Terzi, che così conclude: «Stupisce profondamente quindi l’inattività delle autorità nel richiedere trasparenza e garanzie anche alle stablecoin, risollevando i seri dubbi su utilità ed efficacia del pesante apparato di regolamentazione e vigilanza finanziaria già emersi dopo la crisi finanziaria globale. Il che, ironicamente, conferma i dubbi istintivi degli investitori in criptovalute sulla bontà del sistema finanziario attuale. Le nuove tecnologie digitali e crittografiche cambieranno, forse, il futuro dei sistemi monetari e introdurranno innovazioni in altri campi, ma nell’esplorazione dei nuovi orizzonti che si aprono è necessaria la cautela dei singoli e l’impegno delle autorità pubbliche preposte a presidiare la stabilità economica e finanziaria. Anche per questo motivo è sorprendente l’ondata di entusiasmo per il Plan B Lugano, anche perché non ci si appoggia a inventori di nuove applicazioni della blockchain ma a promotori con precedenti poco rassicuranti di una stablecoin opaca basata in una isoletta caraibica, già sanzionata e che nemmeno pubblica bilanci certificati. Caveat emptor verrebbe da dire, invece di fornire la credibilità delle nostre istituzioni a chi non sembrerebbe proprio meritarla anche se portatore di milioni (di franchi).».

Il prof. Barone Adesi torna a ribadire sul Corriere del Ticino del 15.11.22 il problema dell’assenza di controlli affidabili nel mondo delle criptovalute, Tether compresa, ed il conseguente alto rischio di truffe finanziarie. Sul Corriere del Ticino del 14.11.22 l’avvocato Paolo Bernasconi ipotizza che Lugano potrebbe essere oggetto di cause collettive dagli Stati Uniti per il suo ruolo nella promozione delle criptovalute. Lascia allibiti anche il recente accordo tra il Municipio della Città di Lugano e il disastrato Stato di El Salvador, guidato dallo sprovveduto presidente Nayib Bukele: vedi l’articolo del giornalista Gianni Beretta su Naufraghi.

A fronte di questa situazione chiediamo:

  • il Municipio intende recedere dagli accordi con gli speculatori in criptovalute, prima di far subire conseguenze negative alla Città?
  • Il Municipio ha valutato il rischio di cause collettive derivanti da tali accordi?
  • Il Municipio intende coinvolgere il Consiglio comunale ed allestire un messaggio sul Plan B, la cui discussione e il cui voto consentirebbe di vedere di quanto consenso politico gode il Plan B?
  • Ai sensi dell’art. 39. cpv. 4 Regolamento comunale si chiede la discussione generale.

Raoul Ghisletta, Danilo Baratti, Sara Beretta Piccoli, Niccolò Castelli, Mattea David, Demis Fumasoli, Melitta Jalkanen Keller, Tamara Merlo, Dario Petrini, Aurelio Sargenti, Marisa Mengotti