Le riflessioni proposte in questo numero, mettono in evidenza come la questione dell’alloggio vada oltre la mera riduzione dei suoi costi. Una prospettiva incentrata sul benessere sociale è emersa come il fulcro di questa discussione, dimostrando che il valore di un’abitazione non può essere quantificato solamente in termini economici. La società moderna, spesso orientata verso obiettivi di profitto, è chiamata a riconoscere che la qualità dell’abitare non riguarda solamente il singolo individuo, ma ha un impatto profondo sull’equilibrio dell’intera comunità. Fin dalla progettazione degli spazi abitativi si deve tener conto non solo delle esigenze materiali, ma anche di quelle ambientali così come di quelle sociali. In definitiva, promuovere un’abitazione di qualità significa investire nel miglioramento complessivo della vita delle persone e contribuire all’armonia della società nel suo insieme.

Le parole di Monique Bosco von Allmen mettono in luce in modo chiaro le possibili vie da intraprendere per sviluppare progetti di utilità pubblica, specialmente con il sostegno e la promozione dell’ente pubblico perché gli obiettivi di una e dell’altra sono (o dovrebbero) essere sovrapposti. Le abitazioni accessibili non solo soddisfano un bisogno fondamentale, ma promuovono anche un senso di comunità, generando dinamiche di vicinato positive e connessioni sociali durature. Così, la qualità della vita delle famiglie e dei singoli individui va a migliorare, ma non solo grazie all’abbattimento dei costi dell’alloggio. Per l’ente pubblico significa contribuire a iniziative che hanno un impatto sulla società e quindi investire nel futuro preservando le risorse abitative per le generazioni a venire. Grazie a uno strumento come il diritto di superficie è possibile garantire il controllo strategico sugli spazi e sugli edifici pubblici e al contempo permette di massimizzarne l’uso e lo sviluppo.

Lugano ha l’opportunità di giocare un ruolo determinante nello sviluppo di progetti di utilità pubblica, promuovendo il benessere sociale, investendo in prospettive a lungo termine e mantenendo il controllo sulla proprietà per guidarne lo sviluppo, senza alienare inutilmente beni di cui -oggi- parrebbe non aver bisogno. Questa sinergia tra gli obiettivi del Comune e quelli delle abitazioni di utilità pubblica può portare a soluzioni concrete che contribuiscono positivamente alla comunità.

È chiaro che questo tipo di progetti non è certamente la panacea di tutti i mali. Finché non vi saranno grossi investitori che crederanno in simili progetti e i promotori saranno solo persone fisiche, una tale iniziativa non è per tutte le tasche, ma si rivolge a chi anzitutto intende (e può) accedere alla proprietà. Chi sceglie questo tipo di approccio al vivere può poi contare su un’esperienza d’abitazione diversa, che mette al centro la collaborazione e la condivisione. Inoltre, al variare di alcuni parametri legati alle modalità di gestione e manutenzione dell’immobile, una simile situazione permette di contenere i costi in modo estremamente rilevante. Non solo, come visto, richiede minori mezzi finanziari propri e ciò può contribuire ad allargare la fascia di coloro che possono permettersi un’abitazione propria. Non è poi da sottovalutare la componente sociale di questo tipo di progetti. Questo è solo un esempio, ma è importante cercare e esplorare vie alternative per provare a dare delle risposte a uno dei bisogni primari della popolazione: un tetto sulla propria testa, che sia almeno sostenibile dal punto di vista finanziario. Noi abbiamo voluto provare.