I senzatetto sono una realtà anche in Ticino, benché sporadica. C’è voluto un drammatico fatto di cronaca per risvegliare l’interesse della comunità su questo tema. Il 17 dicembre dello scorso anno un senzatetto di quarant’anni, che dormiva in uno scantinato di uno stabile di Massagno, ha perso la vita a causa di un incendio sprigionatosi nella cantina dove trovava riparo. Si trattava di un immigrato dall’Italia del sud, ma non era un clochard.

Difficile quantificare il fenomeno, ma sono decine le persone che, soprattutto d’inverno, si trovano confrontate con la mancanza di un alloggio. Residenti in Ticino, giovani che lasciano il proprio domicilio, stranieri in transito, fra cui rifugiati senza documenti o NEM (Non entrata in materia), coloro ai quali è stato negato l’asilo.

Gli atti parlamentari in proposito sono numerosi. Nel 2008 Manuele Bertoli, dopo la morte di due persone originarie dell’Ecuador, chiedeva cosa intendesse fare il Governo in merito alle persone senza fissa dimora. Nel gennaio 2009 Giuseppe (Bill) Arigoni inoltrava una mozione per chiedere di aprire nuovi centri di accoglienza. Nel novembre del 2009 Pelin Kandemir Bordoli interrogava il Consiglio di stato per sapere come intendesse affrontare la questione dei senza tetto. Altra interrogazione nel 2012 che ribadisce la preoccupazione dopo la rinuncia del Governo di aprire un centro di prima accoglienza. E, infine, nel gennaio del 2017 viene inoltrata un’iniziativa parlamentare generica (Henrik Bang) per permettere di utilizzare i rifiugi della Protezione civile a favore dei senza tetto.

In ambito comunale, a Massagno, il PPD ha inoltrato un’interpellanza sul tema pochi giorni dopo il triste fatto, condivisa dai Consiglieri comunali del gruppo PS e I Verdi.

L’articolo 13 della Costituzione cantonale afferma che:
Ogni persona nel bisogno ha diritto ad un alloggio”.

L’articolo 41e della Costituzione svizzera dice che:
La Confederazione e i Cantoni si adoperano affinché ognuno possa trovare, per sé stesso e la sua famiglia, un’abitazione adeguata a condizioni sopportabili”.

Con questo spirito volontari, sostenitori pubblici e privati, Associazioni umanitarie si sono mobilitati creando Casa Astra a Mendrisio, Casa Martini a Locarno e avviando il progetto di Casa Marta a Bellinzona.

Che fare ora nel Luganese?
Chi può fare? Il Cantone potrebbe fare di più? I Comuni che ruolo devono avere?