Salari indecenti che non permettono di arrivare alla fine del mese e vivere dignitosamente. Premi cassa malati alle stelle, non più accessibili per tutti: tra il 10 e il 20% della popolazione rinuncia alle cure perché non riesce a far fronte ai costi, partecipazione ai costi e franchigie comprese. Abbiamo raccolto delle interviste rappresentative, da cui, oltre a queste preoccupazioni emergono anche quelle relative al peggioramento delle condizioni lavorative, il bisogno della parità salariale effettiva tra donne e uomini, ai i costi dell’alloggio giunti a prezzi esorbitanti, a rendite AVS che non coprono il minimo vitale.  E poi ancora: la tutela delle prestazioni sociali, visto che la maggioranza ha tagliato otre 50 milioni di franchi a sussidi cassa malati e assegni familiari AFI/API. Tagli a prestazioni vissuti sulla propria pelle da persone che ne hanno veramente bisogno.

Oltre alla socialità, più investimenti per l’educazione e la formazione, per offrire ai giovani percorsi più personalizzati e soprattutto un principio: non lasciare indietro nessuno. La tutela del territorio, la cui urgenza è particolarmente visibile nel Mendrisiotto, è fondamentale. Ci vogliono più trasporti pubblici e una migliore rete in funzione delle necessità. Le zone verdi lasciano spazio a stabili, immobili costruiti ovunque e cemento. Bisogna cambiare rotta, ora, e pensare a nuovi piani regolatori per tutelare il territorio del nostro Cantone, già martoriato a sufficienza. Infine, l’attività per i migranti e i richiedenti d’asilo per far sì che imparino la lingua, che facciano qualcosa e restino attivi: è importante per loro ed è importante per la società.

Le testimonianze

Lisa – Con 2’200 franchi al mese non si vive!
Lisa ha 27 anni ed è sarta di formazione.
Mamma da sola di due bambini, vorrebbe lavorare, mantenersi con le sue forze e accudire i suoi figli. Ma i posti di lavoro che trova sono pagati in modo indecente: 2000 – 2’200 franchi lordi, al 100%.  Ci sono l’affitto e i premi cassa malati da pagare: alla fine del mese, con salari del genere, non resta niente. O si fa la spesa, o si lasciano indietro le fatture.

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Walter – Migliori condizioni di lavoro, alleggerire i premi cassa malati e aumentare le pensioni
Walter ha 64 anni e presto andrà in pensione. Negli ultimi anni ha constatato un netto degrado dei salari e delle condizioni di lavoro.
Sul piano dei salari chiede che vengano trovate delle soluzioni in favore dei lavoratori, non solo nell’interesse degli industriali. Alla politica chiede risposte anche per quanto riguarda l’alleggerimento dei premi cassa malati e le aumento delle pensioni.

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Daniela – Più trasporti pubblici e tutela delle zone verdi
Daniela ha 55 anni, madre di famiglia e impiegata. Vive a Vacallo ed è quotidianamente confrontata con i problemi del traffico e dell’inquinamento del Mendrisiotto. È convinta che si deve investire di più nei trasporti pubblici. È molto preoccupata anche dal fatto che le zone verdi spariscono: si e si cementifica dappertutto.

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Mattia – Per la formazione dei giovani si può fare ancora
Mattia ha 25 e studia in un’università inglese. A 16 anni è entrato in un foyer, dopo che il suo caso è stato segnalato a quella che allora era la commissione tutoria. Una situazione causata dai problemi dei suoi genitori. Studia, ha dei lavori a tempo parziale, presto otterrà il diploma e non trova nulla di cui lamentarsi. Afferma che l’educazione e la formazione non sono un costo, ma un investimento e che in questo settore non bisogna assolutamente tagliare. Anzi, si potrebbe fare meglio, investire di per offrire dei percorsi più personalizzati ai giovani.

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Chiara – È stata licenziata perché è rimasta incinta
Chiara ha poco più di 30 anni ed è stata licenziata perché è rimasta incinta. Si è laureata con la convinzione di ottenere un posto di lavoro e di mantenersi con le sue forze. Dopo disoccupazione e stages non pagati, ha trovato un lavoro precario, pagato male a cui si è comunque aggrappata. Poi è rimasta incinta. Il suo ragazzo ha avuto paura, ha voluto che abortisse ed è sparito. Chiara ha deciso di portare avanti la gravidanza. Quando l’ha annunciata al suo datore di lavoro, le ore pianificate sono diminuite drasticamente finché le è stato detto che non avrebbe avuto più lavoro ed è stata lasciata a casa. Chiara ritiene che bisogna far sì che i criteri d’assunzione siano legati al merito, non alle raccomandazioni. Alla politica chiede anche di agire per facilitare l’entrata nel mondo del lavoro dei giovani, la parità salariale tra donna e uomo, di agire affinché affitti e premi cassa malati siano più accessibili. Chiara ha deciso di non mostrare il suo viso e di testimoniare anonimamente: è in assistenza e ha paura di essere bollata come un caso sociale. Questo accade in Ticino a chi vive la sua situazione.
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Paata – I richiedenti devono essere attivi: è importante per loro, è importante per la società
Paata ha 44 anni ed è responsabile IT.
È arrivato in Svizzera nel 1998, dalla Georgia. Nel suo paese è stato perseguito benché fosse innoncente e rischiava più anni di prigione. Appena è arrivato in Ticino, da richiedente da silo, ha chiesto di poter lavorare, facendo qualsiasi cosa. Ha fatto ben 5 anni di programmi occupazionali, formandosi nel frattempo. Ritiene che i rifiugiati e i migranti debbano restare attivi, coi programmi occupazionali, affinché imparino la lingua, conoscano persone e si integrino meglio.

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