di Tessa Prati e Filippo Zanetti, copresidenti

Ci stiamo avvicinando alla fine del 2022. Quest’anno a Lugano è stato presentato un grande progetto che da mesi è sulla bocca di tutti: il PDcom, Piano direttore comunale. Si tratta di uno strumento programmatico che, in aggiunta alle Linee di sviluppo e al Piano finanziario, determina obiettivi, strategie e tendenze di sviluppo del Comune per i prossimi 20-30 anni. Prende in considerazione svariati aspetti, tra gli altri: quanta popolazione ci sarà, quali saranno le principali attività economiche, come si svilupperà la mobilità, quali e dove saranno insediati i servizi pubblici e privati, quale vocazione principale avrà Lugano. In aggiunta, crediamo sia importante che le questioni sociali trovino spazio e venga dato loro il giusto peso nella elaborazione di questo documento. La determinazione dell’indirizzo di sviluppo cittadino è una sfida cruciale e necessita anche del nostro impegno.

Con questo numero del periodico vogliamo riflettere su cosa possiamo fare per orientare l’evoluzione futura di Lugano. Intendiamo farlo ragionando a partire dalla Città nello stato attuale e in particolare dai motivi per cui oggi ci si confronta con date situazioni e circostanze. Crediamo sia importante partire da lontano, considerando i momenti che hanno influenzato profondamente il percorso di Lugano. Per farlo abbiamo voluto interpellare qualcuno che come nessun altro ha vissuto in prima persona l’evoluzione e la crescita esponenziale che ha caratterizzato la Città tra gli anni Ottanta e i primi anni Duemila. La persona intervistata in questo numero potrebbe sorprendere, perché è un esponente PLR e in passato è stato (anche aspramente) criticato dal PS Lugano. Proprio per questo è interessante ascoltare la sua opinione, per poi riflettere e confrontarla con la nostra. Si tratta del già Sindaco Giorgio Giudici. Ormai assente dalla politica luganese da quasi un decennio, è un protagonista e memoria storica del periodo che ha portato Lugano a essere la Città dei poli e a farsi la grande Lugano. Non solo aneddoti però, perché l’architetto Giudici ha acutamente esposto quello che per lui separa abissalmente la sua Lugano dalla Lugano di oggi. A questo proposito, vista la sua più che trentennale presenza in Municipio, ha tenuto a precisare che da quando non è più parte dell’esecutivo nessuno lo ha interpellato per chiedere quale fosse la genesi di quello o quell’altro progetto. Noi lo abbiamo incontrato, non a caso, in Val Colla, regione che lui ha fortemente voluto integrare nella “nuova Lugano”.