Cara Tessa, caro Filippo,
vi scrivo per segnalarvi la mia preoccupazione per la campagna di votazione sul PSE. Non mi piace il tentativo dei favorevoli di spostare la discussione sul sì o no allo sport sottacendo che anche votando no si promuove (e meglio!) lo sport, e nemmeno la strumentalizzazione dei “nostri giovani”, utilizzati come marionette negli spot pubblicitari – ed il pensiero non può non andare ad altri giovani ai quali il Municipio ha distrutto un centro sociale ben più sobrio e sostenibile di ciò che si vuole realizzare a Cornaredo…

Poi il mio disagio è cresciuto quando mi sono accorta che la presentazione redatta dal Municipio nel libretto “ufficiale” sulle votazioni è gravemente tendenziosa, e si è accentuato ancora di più quando ho visto il goffo tentativo di sminuire l’accaduto: non proprio un’esemplare lezione di civica per i “nostri giovani”, di cui sopra.

Però in questo testo intendo affrontare un altro tema, che ritengo politicamente molto serio: quello del modello di sviluppo a cui un partito vuole tendere. Proprio perché ci si è accorti che sotto il termine di “sviluppo” passava di tutto, anche operazioni che danneggiavano gravemente i più poveri a vantaggio di un’élite approfittatrice o che si basavano sullo sfruttamento insostenibile delle risorse, è stata coniata l’espressione “sviluppo sostenibile”, inserita come obiettivo nella nostra Costituzione. Bisogna dire che purtroppo, a causa del continuo tentativo di utilizzare anche questo termine in modo improprio, cioè di far passare per sostenibile ciò che non lo è, anche quest’espressione è soggetta a critiche, ma secondo me è ancora utilizzabile, a patto che si abbia bene in chiaro cosa significhi: un miglioramento (non necessariamente una crescita) delle condizioni materiali della popolazione, con attenzione particolare alla distribuzione dei benefici (aspetto sociale) e naturalmente alla sostenibilità ambientale.

Alla base dello sviluppo sostenibile – e non si può non sottolinearlo ora, dopo il mezzo fallimento della COP26 che preoccupa tante persone di buona volontà, fra cui anche tanti fra i famosi “nostri giovani” – ci sono l’uso parsimonioso delle risorse e la sobrietà.
 Questa premessa per affermare qui con forza che il PSE su cui si vota contraddice palesemente il concetto di sviluppo sostenibile. Peggio: i sostenitori utilizzano i termini di “riqualifica”, “ricucitura”, “progresso” “sostenibilità” ecc. in modo errato, contribuendo a svuotare di senso tali concetti.

Cercherò di motivare le mie affermazioni soffermandomi su tre semplici punti.

  1. Uso parsimonioso del suolo. Ce lo impone la Costituzione, ma è particolarmente importante a Lugano dove un Piano regolatore sovradimensionato concede di costruire veramente troppo; la legge imporrebbe di diminuire la superficie edificabile, ma ciò è difficile e costoso: non è proprio il caso di dedicare un terreno ora pubblico ad altra edificazione.
  2. Aspetto sociale/ambientale: il principale fattore di degrado a Cornaredo, per chi già vi abita, è il traffico. Ebbene, secondo l’esame di impatto ambientale il PSE ne determinerà addirittura un aumento. E non mi riferisco alla strada a quattro corsie progettata sì dal Cantone ma con il beneplacito del Municipio, e nemmeno al traffico indotto dal cantiere: si tratta proprio di quello aggiuntivo e permanente creato dal PSE.
  3. Alloggi a pigione moderata nel Messaggio non ne sono previsti: delle promesse e degli auspici non mi fiderei tanto, e non solo da quando il Municipio ha abbattuto il Macello. Ma il punto non è nemmeno questo: una politica sociale dell’alloggio va studiata con attenzione, ricercando i veri bisogni dei differenti quartieri e pianificando un’integrazione attenta di quanto si vuole fare con ciò che già esiste. Appiccicare posticciamente a un progetto di tutt’altra natura l’appellativo di “sociale” è un modo di procedere profondamente scorretto, un’operazione che strumentalizza per i propri fini i veri poveri, ai quali si tolgono anche i campi di allenamento del FC Rapid sotto casa.

Cari Tessa e Filippo, concludo qui anche se avrei molto altro da scrivere: ma mi pare giusto rimanere nel limite di una paginetta di testo. Una cosa voglio però ancora dirla: a prescindere dal risultato della votazione credo che un chiarimento su cosa il PS di Lugano intenda per sviluppo si imponga. Ritengo che si tratti di un nodo centrale della politica, sul quale non può esserci ambiguità.

Chiara Lepori